Gentile direttore, la prossima settimana dovrò ricevere la seconda vaccinazione AstraZeneca presso l'hub di Cremona. Avevo una favorevole impressione dell'aver scelto gli spazi della Fiera allo scopo di elargire tante somministrazioni, poiché facilmente attrezzabili, una volta accantonata l'idea di allestire “le primule”, occupando altro territorio e spendendo …quanti soldi? Domanda destinata a non avere risposta, perché il totale si sarebbe potuto conoscere solo alla fine dei vari preventivi, appalti e subappalti. Primule …una parola che evoca l'aria profumata della primavera, fresca, ristoratrice …tanto desiderata in questi giorni caldissimi …adatta ad accogliere i vaccinandi nel momento in cui si devono accomodare ed aspettare il proprio turno. Si diffonde, ahimè, la notizia, non difficile da prevedere, che attualmente in un complesso così importante non esistono sistemi di ventilazione o almeno non vengono messi in funzione. I volontari devono adoperarsi per distribuire acqua in attesa che arrivino validi (?) ventilatori. Chi, come, quando vi ha provveduto? Donazioni, benefattori …o l'avvedutezza della Regione? Avvedutezza, se fosse …un po' in ritardo, non le pare, direttore? E la delusione spinge il pensiero lontano …tanti saranno in futuro i problemi da superare, forse l'esperienza servirà a prevederli, ad organizzarsi per la terza vaccinazione …lei crede? L'assistenza sanitaria da decenni non ha mai brillato per le dovute necessarie elargizioni, sebbene i fondi incassati, tramite le inesorabili trattenute sui compensi di lavoratori e pensionati, avrebbero dovuto costituire una buona base di partenza per facilitare la risoluzione dei tanti problemi presentatosi nel tempo. Peccato! Il 29 prossimo, una volta arrivata all'entrata dell'hub, rivolgerò i miei più sentiti ringraziamenti a tutto il personale sanitario e agli innumerevoli volontari presenti che, a parte la soddisfazione di sentirsi utili ai propri simili, non usufruiranno certo di compensi che ben poco intaccherebbero quei fondi sopracitati. Sperando in un clima meno torrido, mi avvio a contare i pochi giorni che mi separano dall'appuntamento e, dato che amo ripetermi, invio tramite questo giornale un sentito CHAPEAU a tutti coloro che sanno essere sempre tanto utili e generosi.
La ringrazio per la cortese ospitalità. Un cordiale saluto
Clara Rossini
Dice Gramellini sulla rubrica
il caffè”: “più che le istituzioni gli italiani preferiscono finanziare le storie. Specie quelle di stampo nazionalpopolare, aggiungiamo noi. Quelle strappa lacrime. Quelle che magari originano da fatti reali, che inumidiscono le ciglia, palpitano i cuori. Sono le peggiori da controllare sia nella loro fattualità e, soprattutto, nella gestione del percorso successivo.
Il richiamo ad una delle sempre apprezzabili chicche di arguzia e saggezza dell'opinionista del Corsera costituisce indubbiamente un asset agevolato per introdurre la risposta alla nostra sempre apprezzata lettrice ed interlocutrice.
Dopo di che, prima di affrontare la questione dei “carichi”, desidereremmo, considerati i percorsi vaccinali paralleli e contestuali, sviluppare qualche riflessione sullo stato dell'arte della campagna vax.
Al di là dei risultati, che, se si pensa alla drammatica situazione dei primi mesi dell'anno, appaiono sorprendentemente postivi, pur non inducendo in alcun modo ad archiviare come sfangata la vicenda pandemica, bisognerebbe a questo punto farci una ragione della pratica inoculatoria come una costante dell'agenda di contrasto.
Nei giorni scorsi ci siamo espressi in modo deciso e diretto in merito al “relativismo” praticato da una larga minoranza di renitenti.
Non solo non abbiamo motivo di rimodulare tale decisa testimonianza. Ma ci sentiamo nel dovere, pur considerando tutte le attenuanti ad una sala regia gestionale posta di fronte ad una novità assoluta, di sottolineare una certa navigazione a vista. Corroborata da palpabili incertezze e da una certa ritrosia ad un metodo di lavoro fortemente coeso.
Per non calcare la mano, saltiamo per intero tutto il capitolo relativo all'impianto regolatorio, non sempre coerente ed ispirato alla consapevolezza della praticabilità.
In questo marasma, in cui larga parte di responsabilità hanno un establishment politico manifestamente inadeguato ed un management selezionato non per accertata professionalità bensì per plastica deferenza, a salvare il salvabile hanno contribuito quasi esclusivamente il senso di disciplina dell'utenza e l'assoluta dedizione del “terzo stato sanitario”, supportato dall'encomiabile dedizione civile del volontariato.
Forse è prematuro azzardare anche solo un subtotale dell'operazione.
Anche se si può fondatamente affermare che la fase di avvio presenta quanto meno aspetti incoraggianti.
Il futuro è in grembo più che a Giove alla capacità delle istituzioni (lato sensu) di far tesoro dell'esperienza della fase di avvio; soprattutto, per quanto si riferisce all'ineludibile sforzo di allungare il raggio dell'inclusione a coloro che non ce la fanno fisicamente a recarsi all'hub, a coloro che presentano un deficit di alfabetizzazione informatica, che non dispongono di apparati digitali, che non hanno consuetudini social indispensabili per accedere alle piattaforme per registrarsi e per rientrare nel perimetro degli attenzionati. Insomma qualcosa di più di un occhio di riguardo rivolto a chi non è pervenuto al servizio vaccinale.
Dagli annunci sembra che la “macchina” sia destinata ad andare in vacanza; sulla base di una serie di motivazioni, che non vogliamo affrontare dettagliatamente qui.
Lo sciogliete le righe estivo, se consente di archiviare generosamente l'imprevidenza della sottovalutazione dell'inadeguatezza logistica flagellata dalla canicola, pone tutti inaspettatamente di fronte al modo con cui le preposte autorità sanitarie stanno disegnando la ripresa.
Già aveva destato, come ha sottolineato la nostra lettrice, molto sorpresa la scesa in campo della Fondazione “Aiutiamo…” che ha messo mano alla residua parte del gruzzolo delle donazioni (salvato dalle malversazioni, di cui prima o poi bisognerà fornire ragguagli al popolo dei donatori) per attenuare un microclima manifestamente incompatibile con le operazioni vaccinali.
È di oggi la notizia che la Direzione dell'ASST, dichiarando improrogabile l'hub della Fiera, si è posta alla ricerca di una location, presumibilmente di standards adeguati, “a costo zero”.
Sogniamo o siam desti? La sanità lombarda nell'ultimo quarto di secolo ha sperperato ingenti risorse, indirizzando una parte cospicua alla sanità capitalista. Ha sguarnito fondamentali presidi territoriali. Ha ospedalizzato tutto. Ed adesso a metà del guado di una campagna fondamentale per la sorte della battaglia contro la pandemia chiede che la disponibilità della struttura vaccinale sia a carico di altri.
In cremonese si definirebbe tale pretesa come la riedizione della pratica consolidata di chiamare il “battistero”, entità minoritaria, a fare scorta al ben più robusto “duomo”.